Celeste Chiappani Loda

Lungo il binario - Rubrica culturale

Intervista a Gaetano Lombardo Stachio

2004

Potrebbe tracciare in poche righe il suo curriculum?

Provengo da Cremona. Abbracciai la carriera militare come sottufficiale dell'aviazione prestando servizio presso il Campo militare di Ghedi (Brescia); località nella quale vivo definitivamente ormai da tanti anni. Ho al mio attivo ventiquattro mostre personali e moltissime collettive, tenute anche all'estero. Partecipai a numerosi concorsi ottenendo notevoli riconoscimenti, alcuni dei quali in paesi stranieri.

Quando scoprì di amare la pittura?

Avevo circa otto anni quando capii che mi sarebbe piaciuto tanto dipingere.

Quale scuola specifica ha frequentato?

Ho iniziato a frequentare corsi serali a Verona, poi al "Gazzola" di Piacenza quindi a Parma, infine ho ottenuto il diploma di maestro d’arte all'Accademia di Brera. Ho frequentato, anche se saltuariamente e per un breve periodo, l’Accademia Carrara di Bergamo.

Lei si reputa impressionista od espressionista?

Mi reputo postimpressionista.

Secondo lei anche la pittura, come le altre arti, è un mezzo per esternare ciò che abbiamo dentro e comunicarlo al prossimo?

Senz'altro. Io cerco con i miei paesaggi di trasmettere pace e serenità.

Come si sente quando dipinge?

In pace ed estraniato da tutte le brutture del mondo.

Uno scrittore, un compositore, possono trattenere presso di sé, anche se le distribuiscono, le loro opere, ma un pittore, vendendo un suo quadro, se ne deve privare. Che cosa prova nel cedere i suoi lavori?

I quadri più belli (almeno quelli che io ritengo migliori) li ho trattenuti per me. Certamente ogni quadro che se ne va è un pezzetto di cuore che mi viene strappato, a meno che non doni le mie opere. In questo senso è come se non le avvilissi ricevendo denaro, che pure è necessario.

C'è un secolo o una corrente pittorica che predilige su ogni altro (o altra)?

Quando le opere sono belle e danno delle emozioni profonde non c’è secolo o corrente che tenga. Comunque l’impressionismo mi affascina più di ogni altra corrente.

Dice di avere al suo attivo mostre personali e collettive. Che cosa ne ha ricavato dal punto di vista emotivo?

Oltre che darmi una soddisfazione immediata, come è facile immaginare, mi hanno dato lo sprone per migliorarmi.

Qual è la tecnica che usa prevalentemente?

Le uso tutte, ma soprattutto l’olio a spatola e l’acquerello (ho avuto in Aldo Raimondi un grande maestro riguardo tale tecnica).

Più di una persona sostiene che i pittori astratti sono degli imbroglioni. Che cosa ne pensa?

Diciamo che sono pochi gli astrattisti sinceri. Secondo me i bambini dell’asilo sono gli astrattisti più genuini.

Un pianista di fama internazionale ebbe a dirmi che anche Picasso è un imbroglione. È d'accordo?

Una volta non riuscivo a capire i cubisti in genere ma durante un viaggio culturale in Francia e in Spagna ho visto Guernica. Il professor Arisi del "Gazzola" mi ha poi fatto capire quanto sia grande Picasso.

Che cosa pensa dei pittori naïf?

Li ammiro molto perché, anche se non hanno una scuola alle spalle, riescono a dare sensazioni fortissime.

L'avvento della fotografia si può dire che abbia soppiantato la ritrattistica nel campo della pittura. Secondo lei è un bene o un male?

È vero che di ritrattisti ce ne sono molto pochi, ma la fotografia non può dare le sottili vibrazioni che percepisce l’artista nell’avere davanti il modello in posa; per questo non potrà mai soppiantare un bravo ritrattista.

Ogni artista ha momenti di grande ispirazione e altri momenti, diciamo, di aridità. Per lei sono più frequenti i primi o i secondi?

I secondi, anche perché nei periodi di stanca si pensa e si cerca qualcosa di nuovo per ributtasi poi nel lavoro con più vigore.

Secondo lei, le profonde emozioni che ci possono dare i grandi maestri del passato sono eguagliabili a quelle che possono darci i contemporanei?

Sicuramente no, tranne in pochissimi casi.